Il team legale dello Studio difende i propri assistiti accusati di uno o più reati tributari a Roma, sede dello Studio, e in tutta Italia grazie alle competenze acquisite nel corso degli anni.
Tra i reati tributari più significativi sono:
Sinteticamente, i servizi legali forniti dallo Studio in caso di reati tributari sono i seguenti:
I professionisti dello Studio forniscono consulenza e assistenza in giudizio a tutti coloro che siano accusati di reati tributari.
Un team di Avvocati penalisti provvederà ad offrirti la tutela che ti occorre per proteggere te stesso e il tuo patrimonio in caso di sequestro di beni.
Una volta fatti i dovuti controlli presso il casellario giudiziale per avere notizie sul procedimento, i tuoi legali vaglieranno insieme a te l’opportunità di presentare sin da subito al PM una memoria difensiva con richiesta di archiviazione; ciò, nel caso in cui sussistano ragioni tali da far ritenere che l’accusato sia totalmente estraneo al processo o che non si sia configurato alcun reato tributario.
Se il Pubblico Ministero, svolte le indagini, ritiene di non dover archiviare, notifica all’indagato il relativo avviso di chiusura indagini ex 415 bis c.p.p.
Dopo uno studio attento dell’intero fascicolo di indagini, verrà valutata la possibilità di fare nei 20 giorni successivi alla notifica una delle seguenti attività:
Oltre alle attività elencate sopra, l’indagato per il tramite dei suoi Avvocati potrà fare, nel corso delle indagini, investigazioni difensive ex artt. 391-bis c.p.p.
Ad esempio, potrà assumere dichiarazioni da parte di eventuali testimoni (es, fornitori o clienti) oppure acquisire documentazione (es. assegni o corrispondenza) da produrre poi in giudizio.
Nel caso in cui nessuna delle attività difensive dovesse sorbire gli effetti sperati, verrà fissata l’udienza preliminare e avrà inizio il processo vero e proprio. Solo in caso di omessa dichiarazione ai sensi dell’art. 5 si procede con citazione diretta a giudizio, per cui non c’è udienza preliminare ma udienza predibattimentale.
Nel caso in cui dovesse essere disposto il sequestro di beni o di attività commerciali, gli Avvocati dello Studio presenteranno, nei 10 giorni successivi al sequestro, atto di impugnazione nella forma del riesame reale.
In tale sede si chiederà la revoca del provvedimento di sequestro e la restituzione delle cose sequestrate. In caso di rigetto del riesame, si potrà ricorrere in Cassazione.
Già in fase di indagini, il Giudice può disporre il sequestro preventivo delle cose delle quali è consentita la confisca.
In presenza di alcuni presupposti, dunque, il Giudice può anticipare l’apprensione dei beni che costituiscono prezzo o profitto del reato.
In pratica, si tratta di un provvedimento di apprensione dei beni dell’indagato che anticipa la confisca.
Quali sono i presupposti?
In altre parole, deve esserci la probabilità di un danno futuro in conseguenza dell’effettiva disponibilità materiale o giuridica della cosa.
È illegittimo il sequestro preventivo per reati tributari se non vengono esplicitate le ragioni del provvedimento cautelare anticipatorio della confisca.
Si richiede la sussistenza di una specifica motivazione per potere emettere il provvedimento cautelare reale anticipatorio della confisca che, nei reati tributari, presuppone la pronuncia della sentenza di condanna o di patteggiamento.
In altre parole, non è legittimo l’automatismo per cui, essendo obbligatoria la confisca in caso di condanna, è sempre legittimo in indagini anche il sequestro preventivo finalizzato alla confisca (Cass. Pen., Sez. III, 23 novembre 2022, n. 4920).
Ebbene, il Giudice che voglia sequestrare i beni deve sempre esplicitare le ragioni che giustificano la sussistenza del requisito del periculum in mora indefettibile presupposto per disporre l’ablazione del patrimonio prima della sentenza.
Si ricorda, poi, che, quando il sequestro riguarda denaro giacente presso una banca, è legittima l’apprensione, fino all’importo indicato dall’ordinanza del Giudice, anche delle somme accreditate successivamente alla sua notifica (Cass. Pen., Sez. III, 20 settembre 2022, n. 42616).
Una volta che i beni indicati nell’ordinanza di sequestro sono stati sequestrati, decorrono i 10 giorni utili per impugnare il provvedimento col mezzo del riesame reale ai sensi dell’art. 324 c.p.p.
Il riesame va proposto dinanzi al Tribunale delle libertà, ossia quello del luogo in cui ha sede la Corte d’Appello in cui ricade l’ufficio del Giudice che ha emesso l’ordinanza. Nel caso del Lazio, dunque, è il Tribunale di Roma.
Contro il provvedimento emesso all’esito del riesame, si può proporre ricorso per Cassazione.
Si ricorda, poi, che, quando il sequestro riguarda denaro giacente presso una banca, è legittima l’apprensione, fino all’importo indicato dall’ordinanza del Giudice, anche delle somme accreditate successivamente alla sua notifica (Cass. Pen., Sez. III, 20 settembre 2022, n. 42616).
Il sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente non può essere disposto sui beni dell’emittente per il valore corrispondente al profitto conseguito dall’utilizzatore delle fatture medesime (Cass. Pen., Sez. III, 17 marzo 2022, n.17447).
Con riferimento a chi ha emesso le fatture fittizie, deve farsi riferimento non tanto alla nozione di profitto, quanto a quella di prezzo del reato, ossia il compenso pattuito o riscosso per eseguire il delitto.
Non può automaticamente prendersi come riferimento, dunque, l’ammontare dell’imposta evasa da chi ha fatto uso della fattura fittizia.
Se è stato dato del denaro all’emittente fattura, sarà sulla base di quell’importo che andrà effettuato il sequestro finalizzato alla confisca.
Solo in caso di impossibilità di determinare esattamente il prezzo del reato deve ritenersi corretto il sequestro preventivo, anche per equivalente, con riferimento a qualsiasi utilità, economicamente valutabile, immediatamente o mediatamente derivante dalla commissione del reato tributario.
L’art. 12-bis del D. Lgs. N. 74/2000 stabilisce che è obbligatoria la confisca dei beni che furono prezzo o profitto del reato in tutti i casi di condanna o di patteggiamento.
Se non è possibile operare la confisca diretta dei beni, si provvede alla confisca per equivalente, ossia sui beni del quale il reo ha disponibilità per un valore corrispondente al prezzo o al profitto del reato.
“Prezzo” e “profitto” del reato: cosa si intende?
Nei reati fiscali, il profitto è facilmente individuabile, in quanto si tratta dell’incremento patrimoniale che deriva dal risparmio d’imposta.
In altre parole, il profitto coincide con l’ammontare dell’imposta evasa (Cass. Pen., Sez. III, 10 novembre 2020, n. 7415).
Il prezzo del reato è un concetto poco attinente ai reati tributari, lì dove non c’è un compenso per istigare o indurre qualcuno a commettere un reato.
Ipotesi eccezionale è quella della corresponsione di una somma di denaro a chi emette fatture per operazioni inesistente da parte di colui che poi utilizzerà dette fatture. In tal caso, il prezzo è qualsiasi utilità economica immediatamente derivante dall’emissione delle fatture fittizie (Cass. Pen., sez. III, 26 maggio 2021, 35989).
La mancata disposizione della confisca da parte del Giudice di primo grado preclude l’applicazione della misura nel giudizio di appello (Cass. Pen., Sez. III, n. 12728/2021).
Se il reato tributario viene commesso dal legale rappresentante di una società, la confisca viene disposta sui beni della persona giuridica?
La Cassazione ha dato una risposta definitiva a tale quesito.
In tali ipotesi, la confisca va disposta, in via principale e diretta, nei confronti dell’ente sui beni che costituiscono prezzo o profitto del reato. In via subordinata, si potrà poi procedere alla confisca per equivalente dei beni dell’amministratore della società (Cass. Pen., sez. III, 20 settembre 2018, n. 3591).
La confisca per sproporzione è detta anche confisca “allargata” ed è stata introdotta nel 2018 con l’art. 240-bis del codice penale.
Si tratta di una confisca che va a colpire il denaro, i beni e ogni altra utilità dei quali il proprietario non può giustificare la provenienza.
Se il condannato per un reato tributario è titolare o comunque ha la disponibilità di beni di valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato, questi vengono confiscati anche se non hanno nessun legame col reato commesso.
In pratica, in caso di condanna o di patteggiamento potranno essere confiscati anche beni di legittima provenienza, eventualmente acquisiti prima del reato tributario. A tal fine, conterà soltanto che questi abbiano un valore sproporzionato rispetto al reddito dichiarato o all’attività professionale svolta.
Uso di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2), solo se l’ammontare delle passività fittizie è superiore a 200.000 euro;
Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici (art. 3), solo se l’imposta evasa è superiore a 100.000 euro;
Emissione di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8), solo se l’importo non rispondente al vero è superiore a 200.000 euro;
Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11, comma1), solo se l’ammontare di imposte, sanzioni e interessi è superiore a 100.000 euro;
Falsità nella documentazione presentata ai fini della procedura di transazione fiscale (art. 11, comma 2), solo se l’ammontare degli elementi attivi inferiore a quelli effettivi o di quelli passivi fittizi è superiore a 200.000 euro.
Un reato tributario in Italia è un’azione illecita che viola le leggi fiscali nazionali. Questi reati includono evasione fiscale, frode fiscale, omessa dichiarazione dei redditi e altri comportamenti volti a eludere o evitare il pagamento delle tasse dovute.
I reati tributari comuni includono l’evasione fiscale (omissione volontaria di dichiarare entrate o frode nella dichiarazione), l’uso di documenti falsi per ottenere benefici fiscali indebiti e la creazione di schemi per nascondere le entrate.
Le conseguenze possono variare, ma potrebbero includere ammende significative, interessi sulle tasse non pagate, confisca dei beni, sospensione dell’attività commerciale, restrizioni fiscali future e, nei casi più gravi, la reclusione in carcere.
Le indagini e i procedimenti relativi ai reati tributari sono gestiti dalla Guardia di Finanza, un corpo di polizia che si occupa di reati finanziari, economici e fiscali.
Inoltre, importante è l’opera dell’Agenzia delle entrate
L’ente responsabile della riscossione delle imposte e del controllo del rispetto delle norme fiscali è l’Agenzia delle Entrate.
Essa dispone di poteri di verifica e di indagine per individuare eventuali irregolarità e promuovere azioni legali contro i responsabili dei reati tributari.
L’Italia, inoltre, ha stipulato accordi di scambio di informazioni finanziarie con altri Paesi per contrastare l’evasione fiscale a livello internazionale.
Grazie allo scambio continuo di dati finanziari tra i Paesi, è possibile individuare movimenti di capitali sospetti e contrastare pratiche evasive anche fuori dall’Italia.
Sì, potrebbe verificarsi un errore nell’interpretazione delle leggi fiscali da parte delle autorità o nella raccolta di prove. È importante avere un avvocato che possa difendere i tuoi interessi.
Sì, è possibile correggere gli errori presentando una dichiarazione integrativa. Tuttavia, è importante farlo tempestivamente e in modo completo per evitare ulteriori problemi.
Un avvocato specializzato può aiutarti a navigare nel complesso sistema fiscale italiano, proteggere i tuoi diritti durante le indagini e i procedimenti, e lavorare per ottenere il miglior risultato possibile data la tua situazione specifica.
L’evasione fiscale è l’atto intenzionale di nascondere o manipolare le informazioni finanziarie al fine di evitare di pagare le tasse dovute. L’elusione fiscale riguarda l’uso legale di strategie fiscali per ridurre l’ammontare delle tasse, senza violare le leggi.
È generalmente consigliabile coinvolgere un avvocato per gestire le comunicazioni con le autorità fiscali. L’avvocato può aiutarti a evitare autoincriminazioni involontarie e a garantire che i tuoi diritti siano protetti.