Peculato - Avvocato a Roma

Art. 314 del codice penale

Gli Avvocati penalisti dello Studio offrono tutto il supporto umano e tecnico utile a coloro che vengano accusati di reati contro la Pubblica Amministrazione, corruzione, concussione e nello specifico, di peculato per aiutarli a comprenderne al meglio gli elementi essenziali e difendersi nella maniera più efficace, mettendo a disposizione una serie di servizi legali utili all’assistito per la propria tutela personale e patrimoniale, che vengono riportati sinteticamente di seguito:

– consulenza e assistenza tecnica in sede di indagini preliminari;

– investigazioni difensive;

– redazione di ricorsi avverso provvedimenti cautelari personali e reali;

– assistenza per tutta la durata del processo;

– redazione di atti di Appello e di ricorsi per Cassazione;

– attività difensiva a tutela del patrimonio contro eventuali provvedimenti di confisca di denaro o beni dell’assistito;

– assistenza tecnica nel corso dell’eventuale procedimento disciplinare.

Cos’è il peculato? Chi può commetterlo?

Il peculato è quel reato commesso, ad esempio, dal presidente di un gruppo consiliare regionale -come tale, partecipante alle modalità progettuali ed attuative della funzione legislativa regionale- il quale utilizzi i contributi destinati al gruppo consiliare per finalità esclusivamente personali dell’imputato e sicuramente non riconducibili, neppure indirettamente, all’attività politica e istituzionale (Cass. Pen., Sez. VI, n. 1561/2019).

Il reato in analisi si sostanzia nell’appropriazione da parte di un pubblico ufficiale o di un incaricato di un pubblico servizio di denaro o di altre cose mobili altrui delle quali ha legittimamente la disponibilità (anche meramente occasionale) per ragioni dell’ufficio o del servizio. In altre parole, il soggetto “qualificato” cessa di detenere la cosa per conto di colui che ne è proprietario -nel caso di specie, la P.A.- e inizia a disporne in maniera esclusiva, come se fosse propria (si pensi all’impiegato di un ufficio pubblico che si appropri del materiale di cancelleria del quale ha legittimamente la disponibilità per l’espletamento delle sue funzioni).

Pene previste per il peculato

Il peculato è punito con una pena particolarmente severa, che consiste nella reclusione da 4 anni a 10 anni e 6 mesi, cui si aggiunge in caso di condanna (anche in caso di patteggiamento) la confisca dei beni che ne costituiscono il profitto o il prezzo e l’eventuale procedimento disciplinare che potrebbe essere attivato dall’ufficio pubblico di appartenenza.

Si segnala, inoltre, che in caso di condanna è altresì prevista la pena accessoria pecuniaria consistente nel pagamento, da parte del reo, di una somma di denaro in favore dell’amministrazione a titolo di riparazione del danno. Attenzione però, perché la Cassazione ha recentemente stabilito che tale sanzione non si applica in caso di patteggiamento, bensì solo in caso di sentenza di condanna pronunciata a seguito di rito ordinario o abbreviato (Cass. Pen., Sez. VI, n. 12541/2019).

Prescrizione del peculato

Il delitto di peculato si prescrive nel termine di 10 anni e 6 mesi (pena massima) più ¼ in caso di eventuali atti interruttivi del procedimento penale, per un totale di 13 anni, 1 mese e 15 giorni, motivo per cui attendere l’estinzione del reato per intervenuta prescrizione è una strada sconsigliabile quando si procede per un reato grave quale è, appunto, il peculato.

Peculato d’uso

Il peculato d’uso, previsto dall’art. 314, comma 2 c.p., costituisce una figura autonoma e meno grave di peculato che si caratterizza per l’uso soltanto momentaneo della cosa, che viene restituita immediatamente dopo l’utilizzo (si pensi al caso-scuola del Carabiniere che utilizzi l’auto di servizio per andare a prendere i figli al calcetto o che utilizzi l’utenza telefonica di servizio per chiamate private; in entrambi i casi il bene di proprietà della P.A. viene distratto momentaneamente dalla funzione pubblica e piegato alle esigenze del privato per il tempo strettamente necessario all’uso, per poi essere restituito alla sua destinazione originaria).

Il peculato d’uso, sostanziandosi nell’appropriazione soltanto momentanea e non definitiva del bene pubblico, è connotato da una minore gravità rispetto al peculato semplice , tant’è che la pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 3 anni, ciò che consente di accorciare notevolmente i tempi di prescrizione, per un totale di 7 anni e 6 mesi comprensivi di eventuali interruzioni, e di beneficiare di istituti di forte favore per il reo quali la sospensione del procedimento con messa alla prova o la non punibilità per particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131-bis c.p.

Peculato e strategie difensive

Gli Avvocati penalisti dello Studio legale de Rosa-Mistretta mettono a disposizione dell’assistito tutta l’esperienza maturata in materia di peculato, avendo ottenuto negli anni numerosi decreti di archiviazione e sentenze di assoluzione a favore dei propri clienti, madri o padri di famiglia spesso incensurati, accusati di peculato o di altro reato contro la Pubblica Amministrazione, che rischiavano di vedersi la vita rovinata a causa di un “inciampo”, una leggerezza di quelle in cui può cadere qualsiasi essere umano.

Pur essendo, infatti, il peculato un reato molto banale dal punto di vista della condotta incriminata, varie sono le strade percorribili per far cadere l’accusa in giudizio. Una su tutte è quella che fa leva sull’esiguità del danno patrimoniale cagionato alla P.A.: a tal proposito, le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione, in un caso di utilizzo del telefono d’ufficio per ragioni personali, hanno escluso la configurabilità del peculato d’uso per inoffensività in mancanza di un intrinseco rilievo economico dell’oggetto dell’appropriazione e di concreta incidenza di quest’ultima sulla funzionalità dell’ufficio o del servizio; in altre parole, in assenza di un danno apprezzabile al patrimonio della Pubblica Amministrazione non c’è peculato (Cass. Pen., SS.UU., n. 19054/2013).

Tra le più recenti sentenze di assoluzione dall’accusa di peculato ottenute nel merito, si segnala quella pronunciata a favore di una funzionaria della dogana aeroportuale incastrata dalle telecamere di sorveglianza per aver trafugato dai bagagli smarriti e affidati al suo controllo alcune monete estere e un telefono cellulare di esiguo valore. Pur non essendoci margini per contestare l’accusa in punto di fatto -le registrazioni delle telecamere di sorveglianza non lasciavano spazio a dubbi circa l’avvenuta appropriazione degli oggetti-, si è ottenuta una pronuncia di assoluzione con formula piena (“perché il fatto non sussiste”) in ragione dello scarso valore dei beni oggetto dell’apprensione.

Indicazioni sulla procedura

Quanto agli aspetti puramente procedurali in materia di peculato, si tratta di un reato procedibile d’ufficio -non si richiedono condizioni di procedibilità, quali ad esempio la querela- e la competenza spetta al Tribunale in composizione collegiale.

Per quanto riguarda le misure precautelari, ovvero arresto e fermo, si riporta quanto segue:

– l’arresto è facoltativo in flagranza di reato se si tratta di peculato, mentre non consentito in caso di peculato d’uso;

– il fermo di indiziato è consentito in caso di peculato, mentre non è consentito in caso di peculato d’uso.

Quanto invece alle misure cautelari personali, esse sono consentite se si procede per peculato, mentre in caso di peculato d’uso è ammessa la sola sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o di un servizio.

Si fa presente, infine, che per quanto riguarda il peculato sono ammesse anche le intercettazioni di conversazioni o comunicazioni quali mezzi di ricerca della prova.

Differenza tra il peculato e il furto

Attenzione a non confondere il concetto di “appropriazione” con quello di “spossessamento-impossessamento”, che si riferisce al diverso delitto di furto: in questo secondo caso, infatti, il soggetto agente acquisisce illegittimamente la disponibilità del bene per poi instaurare sul medesimo la propria esclusiva signoria (si pensi al ladro che sottragga dallo scaffale del supermercato un prodotto e si dia alla fuga eludendo la vigilanza).

Differenza tra il peculato e la truffa

A differenza del peculato, in caso di truffa, il soggetto agente consegue la disponibilità del denaro o della cosa mobile altrui grazie agli artifizi o ai raggiri adoperati in danno della vittima, per cui il potere di fatto sul bene si instaura in maniera illegittima sin dall’origine.

Art. 314 del codice penale

  1. Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da quattro anni a dieci anni e sei mesi.
  2. Si applica la pena della reclusione da sei mesi a tre anni quando il colpevole ha agito al solo scopo di fare uso momentaneo della cosa, e questa, dopo l’uso momentaneo, è stata immediatamente restituita.
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